(tratto da Hume, “Trattato sulla Natura Umana”, Editori Laterza, pag. 147)
“La gente che giudica delle cose al loro primo apparire attribuisce l’incertezza degli eventi all’incertezza delle cause, la quale spesso le fa mancare della loro abituale efficacia, anche se nessun impedimento si frapponga alla loro azione. Ma i filosofi, osservando che in quasi tutte le parti della natura è contenuta una grande varietà di forze e di principi, che restano nascosti a causa della loro piccolezza o distanza dicono che, per lo meno, è possibile che la contrarietà degli eventi non proceda da una contingenza nella causa, ma dalla segreta azione di cause contrarie. Questa possibilità si tramuta, poi, in certezza quando s’avvedono che, a un esame accurato, la contrarietà negli effetti tradisce sempre una contrarietà nelle cause e proviene da loro reciproco impedimento o contrasto.
Un contadino non può dare una migliore ragione del fermarsi di un orologio che col dire che esso semplicemente non va bene; un orologiaio, invece, vede facilmente che la stessa forza nella molla o nel pendolo ha sempre la stessa influenza sulle sfere; ma l’effetto usuale è venuto a mancare forse a causa di un granello di polvere che ne ha arrestato tutto il movimento. Dall’osservazione di diversi casi analoghi i filosofi stabiliscono la massima che la connessione tra le cause e gli effetti è sempre necessaria, e che l’apparente incertezza in alcuni casi deriva dalla segreta opposizione di cause contrarie”.