Il Pontefice, Il Prof. Green e Socrate
http://cogitoetvolo.it/
Questo articolo, spesso citato in ambienti cattolici, è di straordinario interesse dal punto di vista logico, in quanto chiunque potrebbe a prima vista concordare. Ma su cosa concordiamo veramente? Per poterlo analizzare sono purtroppo necessarie lunghe premesse.
Innanzitutto cerchiamo di riassumerne il messaggio: Il Pontefice ha affermato che la distribuzione dei profilattici non è la soluzione del problema dell’ Aids in Africa, questi anzi lo aumentano (*). Il prof. Green, tranne in determinati casi, gli dà ragione. Anche noi gli diamo (parzialmente) ragione! L’abilissimo equivoco nasce nel momento in cui si confonde tra libertà sessuale, come comunemente intesa per ragioni storico-sociali in Europa, e qualcosa di profondamente diverso. Questa cosa profondamente diversa necessita di soluzione o “moralizzazione” e non la libertà sessuale, avversata sia dal mondo cattolico che musulmano. Anche Green, che di certo non plaude al ripristino di normative coercitive ed è, ritengo, in buona fede, cade nel tranello. Pur rendendosi “colpevole” di omissione di importanti informazioni, come vedremo.
Prima di procedere con l’analisi si rende necessaria l’applicazione del metodo socratico della definizione preliminare, al fine di creare una base comune su cui discutere. A mio parere la libertà sessuale in Europa coincide con la seguente dichiarazione programmatica dell’Assemblea generale dell’associazione mondiale di Sessuologia (WAS), che stabilisce gli 11 diritti fondamentali relativi ai temi della salute sessuale (ai nostri fini sono fondamentali il numero 5, 7 e 8), senza dimenticare che la libertà sessuale ha riguardato prevalentemente le donne, andando di pari passo con la loro emancipazione economica e quindi sociale e politica, la qual cosa ha condotto di fatto a nuovi modelli familiari:
1. Il diritto alla libertà sessuale. La libertà sessuale comprende la possibilità della piena espressione del potenziale sessuale degli individui. Ciò esclude tutte le forme di coercizione, sfruttamento ed abuso sessuale in qualsiasi momento e situazione della vita.
2. Il diritto all'autonomia, all'integrità e alla sicurezza sessuale del corpo. Tale diritto include la facoltà di prendere decisioni autonome sulla propria vita sessuale all'interno del contesto dell'etica personale e sociale. Comprende anche la capacità di controllo e di piacere dei nostri corpi liberi da torture, mutilazioni e violenze di qualsiasi tipo.
3. Il diritto alla privacy sessuale. Comprende il diritto a decisioni e comportamenti individuali nell'ambito della propria intimità finché questi non interferiscono nei diritti sessuali degli altri.
4. Il diritto all'uguaglianza sessuale. Si riferisce alla libertà da tutte le forme di discriminazione a prescindere da: sesso, genere, orientamento sessuale, età, razza, classe sociale, religione, limitazioni fisiche o emotive.
5. Il diritto al piacere sessuale. Il piacere sessuale, incluso l'autoerotismo, è fonte di benessere fisico, psicologico, intellettuale e spirituale.
6. Il diritto all'espressione delle emozioni sessuali. L'espressione sessuale va oltre il piacere erotico o l'atto sessuale. Tutti gli individui hanno diritto ad esprimere la propria sessualità attraverso la comunicazione, il contatto, le espressioni emozionali e l'amore.
7. Il diritto alle libere associazioni sessuali. Si riferisce alla possibilità di sposarsi o meno, di divorziare o di stabilire altri tipi di unioni sessuali responsabili.
8. Il diritto di prendere decisioni riproduttive, libere e responsabili. Comprende il diritto di decidere se avere o meno figli, il numero e l'intervallo di tempo tra i figli, e il diritto all'accesso pieno ai metodi di regolazione della fertilità.
9. Il diritto all'informazione sessuale basata sulla conoscenza scientifica. Implica che l'informazione sessuale deve essere generata attraverso il processo d'indagine scientifica libera e morale, e diffusa appropriatamente a tutti i livelli sociali.
10. Il diritto all'educazione sessuale integrale. Questo è un processo che inizia dalla nascita e dura tutta la vita e che dovrebbe coinvolgere tutte le situazioni sociali.
11. Il diritto alla cura della salute sessuale. La cura della salute sessuale deve essere disponibile per la prevenzione e il trattamento di tutti i problemi, le preoccupazioni e le disfunzioni sessuali.
Prendiamo ora in considerazione l’Africa. Innanzitutto potrete verificare attraverso svariate fonti come il problema sia molto complesso e principalmente costituito dal degrado socioeconomicoculturale delle classi colpite, dalle disuguaglianze, cui si accompagna VIOLENZA (non libertà, ma esattamente il contrario) sessuale:
http://www.sosinfanzia.org/
“Fra le molte cause di cui si discute per cercare di spiegare lo sviluppo dell‟epidemia possiamo menzionare: povertà e marginalizzazione economica, bassi livelli nutrizionali, presenza diffusa di infezioni opportunistiche, migrazioni, conflitti, disuguaglianze di genere. Riguardo al tema specifico della povertà il rapporto fra povertà e sviluppo della malattia non è facile da determinare: c'è un ampio dibattito sul ruolo che la povertà svolge nel diffondere la malattia in Africa.Se alcuni contestano un legame preciso fra povertà e AIDS, tenuto anche conto che alcuni paesi ricchi come il Sudafrica hanno elevati tassi di infezione, tuttavia è innegabile che la povertà svolga un ruolo nella diffusione della malattia, soprattutto perché è più probabile che le persone povere possano sviluppare più facilmente le infezioni opportunistiche e le malattie collegate (malnutrizione e difficoltà di accesso alle cure producono certamente effetti gravi).” (Mario Zamponi, da “Le sfide dell’Aids: agricoltura e comunità rurali in Africa Australe”: consiglio vivamente la lettura dell'intero articolo facilmente reperibile sul web come pdf)
In secondo luogo potrete notare come Green ometta altri dati fondamentali, in particolare sull’Uganda, vale a dire l’enorme potenziamento della diffusione del profilattico in coincidenza con la diminizione del fenomeno, accanto ad una educazione sessuale mirata, che punta anche a ritardare il periodo dei primi contatti sessuali, fino a raggiungimento di un determinato grado di maturità che permetta scelte responsabili: http://www.who.int/inf-new/
“Sex education programmes in schools and on the radio focused on the need to negotiate safe sex and encouraged teenagers to delay the age at which they first have sex. Since 1990, a USAID-funded scheme to increase condom use through social marketing of condoms has boosted condom use from 7% nationwide to over 50% in rural areas and over 85% in urban areas. The social marketing scheme involved sales of condoms at subsidized prices or free distribution by both the government and the private sector. The scheme was also backed up by health education and other public information. Meanwhile more teenage girls reported condom use than any other age group -- a trend reflected in falling infection rates among 13-19 year old girls in Masaka, in rural Uganda. And among 15-year-old boys and girls, the proportion who had never had sex rose from about 20% to 50% between 1989 and 1995.”
Di grande interesse a sostegno di tale spiegazione è anche un rapporto tratto dal “New England journal of medicine” (10 febbraio 2010), dove tra le altre cose si evince che è la rete sessuale di una persona, più che le sue scelte di stile di vita a definire il rischio di contrarre l’HIV in America. Quindi, donne di colore e ispaniche sono maggiormente a rischio a causa dell’instabilità dei loro rapporti sessuali, che è attribuita in parte all’alto tasso di criminalità e ai conseguenti periodi di carcerazione degli uomini con cui esse intrattengono relazioni sessuali e alla loro vulnerabilità o dipendenza da situazioni economiche, che possono indurle ad avere paura di suggerire l’utilizzo di sistemi di protezione sessuale ai loro compagni, e più si abbassa il reddito dei neri americani con scarsa istruzione e alloggio instabile più aumentano i casi di infezione.
Quindi si potrà comprendere come la libertà sessuale non abbia nulla a che fare con la violenza sessuale o il degrado socio-economico-culturale dei paesi maggiormente colpiti dall’Aids. In questo senso può anche essere compreso perché nei paesi del Nord Europa, caratterizzati da un alto livello di libertà sessuale, il problema non si presenti. Non è un caso che in tali paesi si abbia anche uno dei più evoluti sistemi mondiali di servizi e welfare, inteso principalmente come reddito minimo garantito per tutti, a sostegno di famiglie e singoli individui.
Un efficace analogia è la seguente: uno stato di diritto e la lotta in suo nome, non certo la carità, risolve l'estrema povertà e le estreme sperequazioni socio-economiche: ciononostante proibire la carità sarebbe con tutta probabilità atto criminale. Si sostituisca carità con profilattico.
Il tentativo di associare “tempi moderni” e “lebbra” è quindi fallito. Moralizzazione si, ma contro violenza, degrado, ignoranza e disparità, non contro la libertà sessuale.
(*) ascoltate il seguente video, il Pontefice parla in italiano.
Dopo leggete i commenti in francese dello scrivente sul sito, verso il fondo: pura schizofrenia, traduce in modo errato ciò che dai media è stato tradotto correttamente a dimostrazione di un malinteso ! E dulcis in fundo il passo completamente manipolato dal sito cattolico Zenit (tra l'altro, al posto di denaro si parla di pubblicità):
http://www.zenit.org/article-17580?l=italian
Sulle affermazioni di Green circa l'aumento del rischio pongo la seguente domanda: Chi di voi eliminerebbe la cintura di sicurezza e l'air bag per evitare che qualcuno pensi di poter correre a 200 all'ora? Senza contare il fatto che le statistiche riportate sopra smentiscano clamorosamente l'argomento.