266. Animalità

TUTTI UGUALI

Ne “La vita morale degli animali” (ne consiglio vivamente l’acquisto, come anche di “La vita emozionale degli animali” )  Bekoff ha spiegato che “il motto per la continuità evolutiva tra gli uomini e gli animali è: se noi l’abbiamo, allora anche loro ce l’hanno”, aggiungendo che “a definire noi e gli altri animali è una scala di grigi, mai il bianco e il nero. E’ buffo che siamo pronti ad accettare questa continuità in fisiologia e in anatomia, ma che non riusciamo ad accettarla in campo emotivo e morale”. Si veda anche De Waal sul tema (Nr. 172).

 

E TUTTI DIVERSI

 

ANIMALITA’ di Felice Cimatti, da “Cento Parole per la Mente”, Laterza, pag. 8, i libri del festival della mente di Sarzana:

“L’animale non esiste” scrive uno dei pochissimi filosofi che abbia davvero provato a confrontarsi con l’animalità, Jacques Derrida. Non esiste perché non c’è una sola categoria che racchiuda tutti i viventi diversi dall’umano, dai virus alle balene, dalle muffe allo scimpanzé, dall’ameba all’elefante. L’animale non esiste, esiste questo animale, e poi quest’altro, e poi ancora quello. L’animale, al singolare, esiste solo nel desiderio impaurito del filosofo (l’animale è p r i v o di linguaggio, oppure della ragione, o del sorriso, e così via in una lista senza fine di mancanze), dell’uomo di religione (l’uomo – non la gallina o il ratto – è fatto a immagine e somiglianza di Dio), ma anche dello scienziato, che sa solo dirci che l’animale è più o meno come noi. Il punto non è stabilire quanto l’animale sia simile a noi (oggi la moda dice tantissimo, ieri molto poco, domani chissà), quanto piuttosto: vogliamo provare, per una volta, a guardare negli occhi (se li ha) questo vivente? La sfida dell’animalità è quella di provare a pensare forme di vita completamente diverse da quella umana, né inferiori né superiori, ma proprio altre, r a d i c a l m e n t e altre. Gli alieni sono sulla terra, ma non riusciamo a vederli, non abbiamo il coraggio di vederli. E’ come se pensassimo gli animali sempre e solo nelle gabbie dello zoo. L’unico animale che possiamo pensare è quello dietro le sbarre, o in una vaschetta di polistirolo. La filosofia di domani non avrà che un compito, finalmente, l’animalità


Nota a margine della redazione: interessante come nello stesso testo, pagine più avanti, altri autori  a proposito di altri temi riprendano gli insensati (intendo proprio privi di senso filosoficamente nonchè antiscientifici) paragoni “noi abbiamo…loro sono privi”. Per alcuni “l’animale” pare essere un trampolino di lancio ideale per santificare se stessi e le proprie “teorie”. Un rafforzamento dell’argomentazione. Mille miglia lontani dall’ottica di interdisciplinarietà: "filosofi" che spesso non hanno mai toccato in vita loro un testo di etologia e mai si aggiornano sugli esiti della moderna etologia (tra i moltissimi esempi gli studi, ancora agli inizi, sulla metacognizione anche negli animali, il sapere di non sapere)

http://www.lescienze.it/news/2003/12/06/news/anche_gli_animali_hanno_dubbi-587250/