328. Neuroscienze e Diritti Umani

Su Mente & Cervello di maggio 2015 uno splendido articolo, raccomandato l’acquisto della rivista, ancora meglio un abbonamento). A seguito un estratto.


Articolo di Daniela Ovadia

(…) Il rapporto sempre più stretto tra le neuroscienze e i diritti umani è stato al centro dell’ultimo congresso internazionale di neuroetica che si è tenuto a Washington alla fine del 2014, di fronte a una platea costituita in prevalenza da scienziati, ma anche da un simposio organizzato recentemente dalla Facoltà di giurisprudenza dell’Università di Zurigo, alla presenza di numerosi giuristi e di Andras Sajo, un giudice della Corte per i diritti umani di Strasburgo. (…) Quando sono stati elaborati, tra il XVIII e il XIX secolo, e anche nelle successive modifiche, giuristi e filosofi non si sono posti il problema dell’impatto che la scienza avrebbe potuto avere

(…) Prendiamo un diritto umano di base, uno di quelli che non sembrano discutibili, come il diritto all’educazione (…) Tutti i bambini dovrebbero poter accedere a una formazione adeguata, ma chi ne determina l’adeguatezza? Quando il diritto all’istruzione è stato stabilito, la maggior parte delle persone aveva un’idea ben precisa di ciò che intendeva con questo termine. Oggi però gli studi sull’apprendimento dimostrano che la realtà è molto più variegata. Prendiamo i disturbi dell’apprendimento (…) In sostanza alcune condizioni che oggi definiamo come disturbi potrebbero essere semplici varianti della norma che vengono alla luce perché tutto il nostro sistema educativo è costruito per i cervelli dlla maggioranza e non di questa minoranza che usa strategie diverse. In che modo ciò impatta sul diritto all’educazione è presto detto: se una persona ha un disturbo o una malattia, allora il diritto all’educazione prevede che le vengano forniti ausili perché possa ottenere il massimo dal sistema scolastico così come è concepito, spiega il giudice Sajo. Ma se la sua è una semplice variante del comportamento umano, è il sistema scolastico che deve cambiare nel suo complesso, per adattarsi al maggior numero possibile di varianti del comportamento (…). Le nostre scuole, così profondamente caratterizzate da una comunicazione basta su lettura e scrittura, potrebbero quindi essere obbligate a cambiare e ad aprirsi a modalità di comunicazione e apprendimento diverse, per esempio visive o uditive. (…)

Le neuroscienze possono rafforzare le battaglie in corso per l’applicazione di altri tipi di diritti umani, come quello alla sicurezza alimentare (…) Gli Stati Uniti hanno fama di essere un paese ricco e pieno di opportunità, ma le statistiche dicono che nel 2014 il 21,6 per cento dei bambini ha sofferto di insicurezza alimentare, cioè ha mangiato solo saltuariamente oppure ha avuto accesso solo a cibo povero dal punto di vista nutrizionale e le ricerche sullo sviluppo cerebrale ci dicono che la malnutrizione in età precoce è associata ad altri fattori di stress psicosociale e a una cattiva salute nell’età adulta. Tra gli effetti negativi vi sono anche deficit delle competenze sociali, disturbi dello sviluppo del linguaggio, dell’autocontrollo emotivo e delle abilità di problem solving (…)Secondo la Chilton e altri esperti di diritto ci sono gli estremi per agire legalmente contro lo Stato che non garantisce l’accesso al cibo di qualità a tutta la sua popolazione, sulla base del diritto universale all’alimentazione. Ogni anno negli Stati Uniti si spendono miliardi di dollari in psicofarmaci e farmaci per i deficit di attenzione nell’infanzia, per non parlare della depressione adolescenziale, ma che ruolo ha la cattiva o insufficiente alimentazione in tutto ciò? A mio avviso ci sono tutti gli estremi per dire che le politiche alimentari negli Stati Uniti violano la Convenzione dei diritti del bambino dell’ONU del 1989, che stabilisce tra l’altro che il minore, in ragione della sua immaturità fisica e mentale, ha diritto a particolari protezioni prima e dopo la nascita al fine di raggiungere, come recita la Convenzione stessa, il più elevato livello possibile di salute. Secondo la Chilton non è un caso che solo tre paesi, nel mondo, non abbiano ratificato questa Dichiarazione: la Somalia, il Sudan del Sud e, appunto, gli Stati Uniti. E la sua speranza è che le prove scientifiche a sostegno dell’utilità di determinate politiche sociali riescano a convincere i deputati della destra statunitense ad abbandonare le loro campagne contro qualsiasi forma di aiuto economico alle famiglie più povere.

(…) L’amore dei genitori deve diventare un diritto umano riconosciuto come quello al cibo. E’ infatti una condizione essenziale per avere successo nella vita, come dimostra uno studio del 2012 condotto dalla Washington University School of Medicine a St. Louis. I colleghi hanno studiato lo sviluppo dell’ippocampo in 92 bambini, scoprendo che quelli accuditi amorevolmente nelle fasi precoci dell’esistenza hanno un ippocampo più grande degli altri. L’ippocampo è un’area essenziale per la memoria e l’apprendimento, e anche se il volume non è necessariamente correlato alla funzione un ippocampo più piccolo e atrofico può spiegare le difficoltà di apprendimento dei bambini poco amati (…) Se dovessimo tenere in conto quanto dicono le neuroscienze, bisognerebbe cambiare la modalità di gestione delle adozioni, conclude provocatoriamente Lia