038. Cigni neri

38. I cigni neri

"Cosa pensarono gli europei quando, giunti in Australia, videro dei cigni neri dopo aver creduto per secoli, supportati dall'evidenza, che tutti i cigni fossero bianchi? Un singolo evento è sufficiente a invalidare un convincimento frutto di un'esperienza millenaria. Ci ripetono che il futuro è prevedibile e i rischi controllabili, ma la storia non striscia, salta. I cigni neri sono eventi rari, di grandissimo impatto e prevedibili solo a posteriori, come l'invenzione della ruota, l'11 settembre, il crollo di Wall Street e il successo di Google. Sono all'origine di quasi ogni cosa, e spesso sono causati ed esasperati proprio dal loro essere imprevisti. Se il rischio di un attentato con voli di linea fosse stato concepibile il 10 settembre, le torri gemelle sarebbero ancora al loro posto. Se i modelli matematici fossero applicabili agli investimenti, non assisteremmo alle crisi degli hedge funds. Questo libro è dedicato ai cigni neri: cosa sono, come affrontarli, in che modo trame beneficio"

 La recensione di IBS:

Che cos'è un Cigno nero? è un evento isolato e inaspettato, che ha un impatto enorme, e che solo a posteriori può essere spiegato e reso prevedibile. Nassim Nicholas Taleb, docente americano di Scienze dell'incertezza, e già autore del libro di successo Giocati dal caso, è convinto che manie, epidemie, mode, idee, nascita di generi e scuole artistiche, finanza, economia, tutte seguano la dinamica del Cigno nero. In pratica questo vale per tutto ciò che di importante succede intorno a noi. Secondo Taleb, nella vita individuale e privata, come in quella sociale e pubblica, noi agiamo come se fossimo in grado di prevedere gli eventi, da quelli sentimentali a quelli storici, a quelli naturali. Pensiamo ad esempio alla professione che abbiamo scelto, all'incontro con la nostra compagna o compagno, alla scelta di vivere all'estero, ad un improvviso arricchimento o impoverimento: quante di queste cose sono avvenute secondo i piani? E se prendiamo l'attacco dell'11 settembre 2001, lo tsunami del Pacifico nel 2004, l'ascesa di Hitler e la guerra che ne seguì, la rapida fine dell'Urss, o la diffusione di internet, ci accorgiamo che secondo la logica del Cigno nero quel che non sappiamo è molto più importante di quello che è noto. Molti Cigni neri sono causati e ingigantiti, nel bene e nel male, proprio dal fatto che sono imprevisti.

Taleb in questo saggio afferma, contro molte abitudini di pensiero, che il mondo è dominato da ciò che è estremo, sconosciuto e molto improbabile (secondo la nostra conoscenza attuale), mentre noi continuiamo a occuparci di aspetti secondari, a concentrarci su ciò che è conosciuto e ripetuto. Invece il Cigno nero, l'evento estremo, andrebbe utilizzato come punto di partenza, non come un'eccezione da nascondere sotto il tappeto. L'autore propone l'idea più audace, e più fastidiosa, che nonostante il progresso della nostra conoscenza, il futuro sarà sempre meno prevedibile e che quindi, per vivere nel mondo d'oggi, sia necessaria molta più immaginazione di quella di cui disponiamo.

Nella prima parte del libro Taleb illustra per lo più il modo distorto in cui percepiamo gli eventi, storici e attuali, e gli errori che facciamo quando nel sapere cerchiamo conferme e dimentichiamo la lezione dell'antibiblioteca di Umberto Eco: conta di più concentrarsi sui libri non letti e trattare la conoscenza come un'apertura all'improbabile, piuttosto che come un tesoro o uno strumento per aumentare la propria autostima. Taleb chiama questo tipo di "antistudioso", novello Socrate che sa di non sapere, che più avanza nell'età e più accumula libri non letti, "empirista scettico", perché non si fa imbrogliare dal platonismo di certe categorie astratte che vorrebbero imbrigliare la storia, ma si confronta con i salti eccentrici e col fatto che la realtà empirica non è né equilibrata, né ragionevole. La seconda parte del saggio, "Non possiamo proprio prevedere", riguarda gli errori che commettiamo quando abbiamo a che fare con il futuro e i limiti di alcune scienze che offrono

"ancoraggi" a certe previsioni, anziché valutare certe idee in assoluto e nelle loro conseguenze reali. La terza parte, "I Cigni grigi dell'Estremistan", approfondisce l'argomento degli eventi estremi, spiega come viene generata la grande "frode intellettuale" della curva a campana di Gauss (la variabile casuale normale) e passa in rassegna le idee delle scienze naturali e sociali raccolte sotto l'etichetta di "complessità". Taleb in queste pagine cerca di spiegare come si può ridurre l'effetto sorpresa di un Cigno nero, sempre sovversivo, trasformandolo in Cigno grigio e facendosi quindi un'idea generale della possibilità che si verifichi. Il finale è all'insegna della saggezza pratica: l'autore ci invita a essere permetà iperscettici sulle conferme degli altri, e per metà aggressivi e sicuri laddove gli altri consigliano prudenza. E conclude ricordandoci che anche noi, nel nostro piccolo, siamo dei Cigni neri, unici e imprevedibili"

http://www.ibs.it/code/9788842814788/taleb-nassim-n-/cigno-nero-come.html

 


037. Feyerabend e Aristotele

37. Feyerabend e Aristotele a confronto


da "Ammazzando il Tempo", di P. Feyerabend, pag. 197/198, Editori Laterza (...) tornando a considerare questo episodio, ne ricavo che un carattere morale non si crea attraverso discussioni,l'educazione o un atto di volontà, e nemmeno attrave...rso alcun tipo di azione pianificata, sia essa scientifica, politica o artistica. Come il vero amore essa è un dono, non una conquista, dipende da fatti contingenti come l'affetto dei genitori, un certo tipo di stabilità, amicizie e da un certo delicato equilibrio tra fiducia in se stessi e attenzione per gli altri. Possiamo creare le condizioni che favoriscono tale equilibrio, non l'equilibrio in sè. Colpa, responsabilità, dovere, queste idee hanno senso quando l'equilibrio esiste: sono parole vuote, persino ostacoli, quando l'equilibrio manca.
 
Ma cosa possiamo fare in un periodo come il nostro che non ha ancora raggiunto l'equilibrio? che possiamo fare con i nostri criminali, i loro giudici e giustizieri, quando i filosofi, i poeti, i profeti che provano a costringerci nei loro schemi, e quando noi stessi,collaboratori, vittime o semplici spettatori, siamo ancora in uno stato barbarico? la risposta è ovvia: con poche eccezioni noi agiremo in modo barbarico, puniremo, uccideremo, opporremo guerra a guerra, professori a studenti, "leader intellettuali" al pubblico e ognuno di essi contro l altro, parlermo di trasgressioni in termini morali altisonanti e domanderemo che violazioni della legge vengano proibite con la forza. Ma mentre continuiamo le nostre vite in questa maniera dovremmo almeno provare a dare una possibilita ai nostri figli (...) La responsabilità presuppone che si conoscano alternative, che si sappia come scegliere tra loro e che questa conoscenza venga usata per disfarsene, per vigliaccheria, opportunismo o fervore ideologico".

da Etica a Nicomaco, Aristotele, Ed. Bombiani, Libro II, la virtù ha come presupposto l'abitudine.

"la virtù è dunque di due specie, dianoetica ed etica: quella dianoetica trae in larga misura la sua origine e la sua crescita dall'insegnamento, ragion per cui ha bisogno di esperienza e di tempo; la virtù etica, invece, deriva dall'abitudine, dalla quale ha preso anche il nome con una piccola modificazione rispetto alla parola "abitudine". Da ciò risulta che nessuna delle virtu etiche nasce in noi per natura, infatti, nulla di ciò che è per natura puo assumere abitudini ad essa contrarie: per esempio la pietra che per natura si porta verso il basso non può abituarsi a portarsi verso l'alto....Invece acquistiamo le virtù con un'attività precedente, come avviene anche per le altre arti. Infatti, le cose che bisogna avere appreso prima di farle, noi le apprendiamo facendole: per esempio, si diventa costruttori costruendo e suonatori di cetra suonando la cetra. Ebbene, cosi anche compiendo azioni giuste diventiamo giusti, azioni temperate temperanti, azioni coraggiose coraggiosi.

Ne è conferma ciò che accade nelle città: i legislatori infatti, rendono buoni i cittadini creando in loro determinate abitudini, e questo è il disegno di ogni legislatore...non è piccola dunque la differenza tra l'essere abituati subito, fin da piccoli, in un modo piuttosto che un altro; al contrario, c'è una differenza grandissima, anzi è tutto.

 


036. Boccadoro e lo specismo

36. Boccadoro e lo specismo

“…sostò specialmente presso la fontana, osservando i mercanti di pesce e le loro donne vigorose, mentre offrivano in vendita e decantavano la loro merce, mentre estraevano dai loro tini i pesci freddi e argentei, alcuni dei quali s’arrendevano quieti alla morte, con la bocca dolorosamente aperta e gli occhi d’oro fissi in un’espressione d’angoscia, altri invece si ribellavano furenti e disperati. Come già tante volte, lo prendeva una viva compassione per quelle bestie e una triste indignazione contro gli uomini: perché questi erano così ottusi e rozzi e inconcepibilmente stolti e miopi, perché tutti quanti non vedevano nulla, né i pescatori né le pescivendole né i compratori che tiravan sul prezzo; perché non vedevano quelle bocche, quegli occhi spaventati a morte e quelle code che si dibattevano violentemente, non vedevano quella tremenda lotta disperata e vana, quell’insopportabile trasformazione dei misteriosi animali così meravigliosamente belli, che rabbrividivano nell’ultimo lieve tremito sulla pelle morente e poi giacevano morti e spenti, lunghi e tirati, miseri pezzi di carne per la tavola del ghiottone soddisfatto?

Nulla vedevano questi uomini, nulla sapevano e osservavano, nulla parlava loro! Che importava se un povero grazioso animale s’irrigidiva sotto i loro occhi, o se un maestro rendeva visibile in un volto santo tutta la speranza, tutta la nobiltà, tutto il dolore e tutta la cupa, stringente angoscia della vita umana, fino a darne il brivido?...Nulla vedevano, nulla li commuoveva! Tutti erano soddisfatti o affaccendati, avevano interesse, avevano fretta, gridavano, ridevano, si ruttavano in faccia, facevan chiasso, facevan dello spirito, urlavano per due soldi, e tutti stavano bene, tutti erano in regola, soddisfattissimi di sé e del mondo”

 (da “Narciso e Boccadoro” , H. Hesse, Pag. 159/160, oscar mondadori) 

-  tutti gli esseri viventi sono accumunati dalla medesima capacita di provare dolore – (Peter Singer)



si veda anche il punto 59 del Menu (fallacia antropocentrica) e soprattutto  il punto 63 (lasciar fiorire tutte le vite)


035. Pendio scivoloso


35. Pendio scivoloso

"Qualora un uomo dovesse un giorno commettere un omicidio, arriverà presto il giorno in cui comincerà a pensare alle rapine: e dalle rapine arriverà a bere e a non osservare lo shabbat, e da li si arriverà alla maleducazione e irriverenza. Una volta iniziato questo percorso non si sa dove si andrà a finire"


Il Pendio scivoloso è un errore in cui una persona afferma che un qualche evento/i debba inevitabilmente seguire da un altro senza argomentare affatto a sostegno dell’ inevitabilità dell'evento in questione. Nella maggior parte dei casi, c'è una serie di passi o gradazioni tra un evento e quello in questione e non è data nessuna ragione per cui i passi o gradazioni in mezzo saranno semplicemente scavalcati. Un esempio tipico è dato dalle argomentazioni di molti avversari all’ eutanasia, laddove si afferma che con la sua introduzione i medici potrebbero uccidere poi chiunque, che i familiari sarebbero spinti a sbarazzarsi dei congiunti ammalati,  che i malati sarebbero spinti a chiedere la morte per non spendere in medicine, che i disabili e gli invalidi sarebbero soppressi e anche gli anziani. Ora non solo  nessun sostenitore dell’ eutanasia dice questo ma l’eutanasia nei paesi dove è permessa prevede in genere come presupposto unicamente una malattia terminale senza speranza di guarigione, ma agli avversari fa comodo che la gente lo creda. Nello stesso tempo i sostenitori dell’ eutanasia devono perdere tempo per difendersi da queste accuse infamanti

 


 

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