386. Definizione dell’oppresso

“C’è un momento in cui bisogna tirare fuori i coltelli. È un fatto. Puramente tecnico. È fuori questione che l’oppressore possa comprendere da solo che opprime, dato che opprimere non lo fa soffrire: mettetevi nei suoi panni. Non è la sua strada. Spiegarglielo è senza utilità. L’oppressore non intende ciò che il suo oppresso dice come un linguaggio ma come un rumore. Fa parte della definizione stessa dell’oppressione. In particolare le “lamentele” dell’oppresso rimangono senza effetto, in quanto naturali. Per l’oppressore non esiste oppressione, necessariamente, ma è un fatto di natura. Allo stesso modo è inutile porsi come vittima: così non si fa altro che ratificare un fatto di natura, inscrivendosi nello scenario allestito dall’oppressore. L’oppressore che fa il lodevole sforzo di ascoltare (l’intellettuale liberale) non intende meglio. (…)”

Definizione dell’oppresso
Christiane Rochefort
(1971)

Tratto da “Manifesti femministi”, a cura di D. Ardilli, edizioni Vanda

385. Medical Apartheid

Il quadro, oggetto del discutere con Pfizer Inc., lo potete vedere in una immagine nel link qui in fondo.


“(…) But this benevolent image vies with the detached Marion Sims portrayed in Robert Thom’s J. Marion Sims: Gynecologic Surgeon, an oil representation of an experimental surgery upon his powerless slave Betsey. Sims stands aloof, arms folded, one hand holding a metroscope (the forerunner of the speculum) as he regards the kneeling woman in a coolly evaluative medical gaze. His tie and morning coat contrast with her simple servants’ dress, head rag, and bare feet. (…) I wanted to reproduce Thom’s painting on the cover of this book, or at least in the text, but when I asked permission of its copyright holder, Pfizer Inc., the company insisted on reviewing the entire manuscript of this book before making a decision. As an independent scholar I could not acquiesce to this, and I used another cover image. When I renewed my request to use the image within the text, Pfizer agreed to base its decision upon reading this chapter and an outline of the book. The Pfizer executives apparently were uncomfortable with what they read, because they refused to grant permission to reproduce this telling image or even respond to my query after I supplied the requested chapter and outline. This act of censorship exemplifies the barriers some choose to erect in order to veil the history of unconscionable medical research with blacks. Betsey’s voice has been silenced by history, but as one reads Sims’s biographers and his own memoirs, a haughty, self-absorbed researcher emerges, a man who bought black women slaves and addicted them to morphine in order to perform dozens of exquisitely painful, distressingly intimate vaginal surgeries. Not until he had experimented with his surgeries on Betsey and her fellow slaves for years did Sims essay to cure white women.
Harriet A. Washington, “Medical Apartheid”

https://www.historians.org/research-and-publications/perspectives-on-history/september-2017/memory-and-medicine-a-historians-perspective-on-commemorating-j-marion-sims

 

384. Il pensiero magico dei ragazzi che amano la logica

Il pensiero magico dei ragazzi che amano la logica

Di Aisling McCrea

Traduzione (*) di Friedrich Castelli

Il pensiero magico dei ragazzi che amano la logica.

Perché tanti uomini online amano usare “la logica” per vincere una discussione, e poi spariscono prima di poter scoprire di avere torto.

Ian Danskin, che crea video con lo pseudonimo di Innuendo Studios, è divenuto famoso su internet per questa serie di video sulle tecniche e convinzioni dell’estrema destra. Il suo ultimo video “La carta dice moops” merita di esserre visto per intero, ma in particolare una frase mi ha colpito. Danskin fa notare che, anche quando le loro convinzioni tendono al bizzarro e cospirazionista, queste persone di estrema destra si identificano spesso come “razionalisti”.

Questo non sorprenderà chi discute spesso con persone di destra online, sia che si tratti di persone che si identificano come di estrema destra, libertari, conservatori, sostenitori del “dark web intellettuale” o anche moderati o centristi (apparentemente molte persone online si dicono moderate e al tempo stesso credono a teorie cospirazioniste sul “genocidio dei bianchi”). Anche se le loro convinzioni non sono identiche, ci sono dei chiari pattern in comune nel modo in cui parlano (o scrivono) che non si può fare a meno di notare.

Nello specifico, questi uomini -di solito si tratta di uomini- amano usare termini come “logica”. Ti diranno, più e più volte, come amino usare la logica e come le persone che loro seguono online usino anch’esse la logica. Sono anche molto appassionati nel dichiarare che fanno riferimento ai “fatti”, che la loro analisi è priva di condizionamenti o bias, che fanno soltanto uso della “razionalità” e della “logica” e non delle “emozioni” per prendere decisioni. Gli ospiti del popolare podcast di sinistra Chapo trap house hanno perfino chiamato il loro libro La guida Chapo alla rivoluzione: un manifesto contro la logica, i fatti e la razionalità in riferimento a questa tendenza.

Queste parole sono solitamente usate in modo interscambiabile e senza attenzione al loro uso appropriato, mischiate insieme in un confuso ammasso di superiorità compiaciuta, da lanciare ovunque sia possibile ax loro irrazionali ed emotivx avversarx: femministe, marxistx, liberali, attivistx per la giustizia sociale e decisamente verso quelle femministe marxiste liberali e attiviste per la giustizia sociale. Si potrebbe definire la visione del mondo di questi uomini tramite semplici dicotomie “io intelligente, tu stupida”, come manichea o perfino derridiana se si vuole farli arrabbiare facendo riferimento a un filosofo che hanno sentito dire sia molto cattivo.

Un buon esempio di questo fenomeno è apparso recentemente in un pezzo scritto per il MEL magazine riguardo una tendenza sempre più inquietante – donne le cui promettenti relazioni romantiche implodono dopo che i loro fidanzati diventano “redpillati”. A beneficio di chi per sua fortuna non sa di cosa si tratti: essere “redpillato” significa interiorizzare un insieme di convizioni misogine di estrema destra popolari in alcuni angoli dell’internet; il prodotto di una miscela tossica tra pseudoscienza, teorie complottiste e una paura patologica del progresso sociale.

Gli uomini intervistati nell’articolo, un tempo dolci e sensibili, iniziarono a cambiare dopo essere entrati in un tunnel di contenuti politici estremisti su youtube ed essersi coinvolti in comunità online di estrema destra. Convinti della propria assoluta  correttezza, questi uomini hanno inizialmente sviluppato frustrazione, per poi passare ad essere verbalmente abusivi una volta realizzato che le proprie partners non erano sempre d’accordo con la loro nuova prospettiva. Qualsiasi tentativo di dialogo non veniva attuato da questi uomini -almeno stando alle loro partners- con l’obiettivo di scambiarsi punti di vista e aprirsi al confronto. Il loro obiettivo era di far passare le loro convinzioni come fatti; insegnare alle partner la verità come direbbe un missionario cristiano. Ogni donna intervistata nell’articolo- comprese quelle con un’educazione scolastica migliore di quella dei loro ragazzi- menziona il fatto che il suo partner sminuiva la sua intelligenza e razionalità. Questi uomini erano certi di essere i più svegli, di avere compreso correttamente i fatti e la logica e che se le loro fidanzate non lo accettavano senza dubbio erano semplicemente troppo stupide per capire.

Questo potrebbe non sembrare sorprendente inizialmente- quando si tratta di divergenza di convinzioni, non è raro per le persone comportarsi come se la propria visione fosse inerentemente superiore. Ma la cosa notevole è quanto, in un lasso di tempo relativamente breve, fossero diventati ridicolmente sicuri di sé questi uomini, nel loro unico possesso della verità oggettiva e analisi superiore da re-filosofi…mentre copiavano le loro argomentazioni da un angolo di internet pieno di video citati male e commenti anonimi.

Queste parole magiche hanno delle definizioni precise e, come spesso accade, piuttosto complesse. L’enciclopedia filosofica di Stanford è una risorsa comunemente usata per argomenti filosofici o riassunti universitari e non ha una voce unitaria per “logica”, “razionalità” o “ragione”; ha invece una varietà di articoli sulla miriade di sottotipi e dibattiti su questi temi, la maggior parte dei quali sospetto che confonderebbero l’autoproclamato fautore della logica medio (anche se onestamente, confonderebbero molti di noi).

Se cercate un riferimento più accessibile, anche Wikipedia divide questi termini in sottotipi. “Logica”, per esempio, si può riferire alla logica dei sillogismi, un sistema in cui affermazioni contenenti termini in relazione esplicita gli uni con gli altri possono essere usate per inferire una conclusione sempre valida (Socrate è un cavallo, tutti i cavalli mi spaventano, quindi Socrate mi spaventa. O cose del genere). Collegate a questo tipo di logica ci sono altre logiche formali come la logica proposizionale, la logica matematica e computazionale, ma è raro imbattersi in questo tipo di logica online in riferimento a questioni politiche e reali; più facilmente ci si riferisce a qualche altro tipo di logica “informale” (in termini molto semplificati, un sistema che cerca di aderire a qualche standard di analisi e argomentazione, che non è chiuso, fisso o prono a conclusioni definitive come invece è la logica formale).

I confini e le definizioni coinvolti in questa terminologia, e come si possa identificarli, sono un dibattito molto sentito. “Razionalità” è la qualità del “basarsi su e agire in accordo alla ragione”, a sua volta un enorme vaso di Pandora -dato che ciò che segue la ragione dipende dal contesto e dalla questione in esame, dall’interpretazione individuale del sistema, dai valori personali e così via. Queste battaglie sulle definizioni non avvengono nello stesso universo in cui alcuni uomini lanciano in giro questi termini online. Per gli Uomini Logici, lo scopo di usare queste parole- le sacre, magiche parole come “logica” “oggettività” “ragione” “razionalità” “fatti”- non è richiamare gli effettivi concetti citati. Si tratta più che altro di una specie di rituale magico tramite il quale dichiarare il proprio argomento l’unico logico e razionale lo rende magicamente tale- e per estensione rende la persona stessa simultaneamente intelligente e nel giusto a prescindere dall’effettivo rigore delle fonti o delle sue convinzioni.

Per gli uomini, soprattutto quelli insicuri e socialmente isolati, l’idea della “razionalità” può essere una sorta di oggetto transizionale. Cresciuti con lo stereotipo di possedere una maggiore “intelligenza analitica” (rispetto all’intelligenza emotiva attribuita socialmente alle donne), e con la cultura pop che venera i personaggi “logici” (solo vagamente correlata, vi segnalo questa recente canzone di Leonard Nimoy), non stupisce che molti giovani uomini vedano la logica come una sorta di tratto di personalità da raggiungere- e che automaticamente renda tutte le opinioni di chi lo possiede corrette- piuttosto che un sistema a cui si può fare o meno riferimento in qualsiasi momento.

La metafora della pillola rossa qui è significativa, perché implica che ottenere la conoscenza e saper argomentare non è una capacità che si acquisisce lentamente e può migliorare col passare del tempo, ma un traguardo che può essere tagliato in un singolo momento: una volta inghiottita la pillola, diventi una persona intelligente, e da quel momento tutte le tue opinioni sono giuste. (non credo che sia una coincidenza se molti personaggi popolari in ambito redpill siano anche appassionati di integratori nootropici.)

Un parallelo interessante è con il termine “Illuminismo” in riferimento a un periodo storico di scoperte filosofiche e scientifiche- un periodo a cui questi sedicenti amanti della logica  fanno spesso riferimento come a una sorta di avanzamento della società avvenuto in un singolo momento: prima giacevamo tuttx nel fango come i servi in Monty Python e il Sacro Graal, poi abbiamo avuto l’Illuminismo (e con “noi” ovviamente intendono i maschi bianchi europei) e da allora qualsiasi cosa si è evoluta finché Marxistx, femministe e postrutturalistx hanno fatto casino di nuovo. 

In realtà “l’Illuminismo” ebbe luogo da un eterogeneo assortimento di persone con idee molto diverse tra loro (si può anche includere Marx tra x filosofx illuministx, volendo). Rousseau ha molto poco in comune con Locke, e odiava apertamente Voltaire. In più, molti filosofi illuministi avevano una visione totalmente semplicistica e criticabile di donne, minoranze e questioni affini (come sottolinea Silvia Federici nel suo lavoro principale Calibano e la strega: le donne, il corpo e l’accumulazione originaria, molti di questi brillanti filosofi credevano senza esitazioni nella pena di morte per le streghe). Questo non significa che si debba gettare il bambino con l’acqua sporca, ma significa che “la filosofia ha avuto un’unica valida scuola di pensiero e ha smesso di essere valida nel diciannovesimo secolo” non è un riassunto troppo accurato della questione, ma uno che sembra basato sul voler trovare una scorciatoia verso il senso di superiorità piuttosto che un’analisi in buona fede.

Si può trovare una simile linea di pensiero nel Nuovo movimento ateo, nato da una reazione al dominio della destra Cristiana nel periodo di George W. Bush così come alle paure del fondamentalismo islamico dopo l’undici settembre. Se c’erano sincere preoccupazioni riguardo all’impatto delle convinzioni religiose sulla politica, quello che avrebbe potuto essere un movimento positivo a favore della secolarizzazione è diventato un parafulmine per giovani uomini frustrati che volevano insultare persone che credessero in “divinità celesti”, al punto che molte persone atee iniziarono a definire il movimento tossico e provarono a prendere le distanze da esso.

Forse il punto più basso del movimento fu il cosiddetto Scandalo dell’ascensore del 2011, quando una prominente donna dei Nuovi Atei disse che un uomo si era comportato in modo inappropriato con lei durante un convegno di persone atee e suggerì alle altre donne di evitare situazioni simili in futuro, e molti uomini atei prontamente iniziarono a frignare. Una reazione sopra le righe al fatto che le donne parlino pubblicamente di molestie subite non è prerogativa unica di questo movimento; per ogni articolo che elogia il #MeToo sembra essercene un altro scritto da un Uomo Molto Preoccupato che teme che si stia andando troppo oltre e adesso bisogna avere paura perfino a rivolgere la parola ad una donna!

Ma sospetto che la ragione per cui la reazione allo Scandalo dell’ascensore fu così acida non sia stato generico sessismo, ma anche la minaccia che questo poneva al senso di superiorità morale dei Nuovi Atei. Fu molto meno divertente per loro fare i conti con le complesse strutture sociali all’interno della comunità di scettici e il modo in cui queste influivano sul movimento, di quanto fosse prendersi gioco di qualche ignorante che non crede nell’evoluzione. Queste erano le persone che avrebbero dovuto imparare qualcosa- secondo i Nuovi Atei, non c’era altro da imparare. Se le persone facenti parte di gruppi marginalizzati all’interno del movimento iniziavano a parlare di questioni che avessero a che fare con l’ascoltare e l’imparare o riflettere sui propri bias…beh questo era inaccettabile, perché avrebbe richiesto leggere e comprendere più approfonditamente questioni che non erano immediatamente accessibili o esteticamente gradevoli per molti uomini tra i Nuovi Atei.

In retrospettiva, non è sorprendente che gran parte del Nuovo Ateismo sia retrocesso a un atteggiamento reazionario, antifemminista, e perfino suprematista bianco, perché non è mai stato davvero a favore di ciò che proclamava. Il sentimento dominante del Nuovo Ateismo non era l’umiltà o la riflessione o la curiosità, tutti elementi che sarebbe necessario portare avanti a livello intellettuale. Era il compiacimento.

Un’altra caratteristica comune di questi movimenti “io sono più logico di te” è un’attenzione selettiva sul tipo di capacità che possono essere classificate come intelligenza. Abilità in campi come le interazioni sociali, le lingue o le arti (o almeno certe forme d’arte) spesso non vengono considerate. Tutto deve essere riconducibile a numeri, da cui la tipica ossessione dell’amante della logica per il quoziente intellettivo.

In La scorretta misura dell’uomo, uno dei più noti critici della ricerca sull’intelligenza, Stephen Jay Gould, nota i pericoli del bias scientifico verso l’oggettificazione- il desiderio di trovare l’oggetto definitivo da poter chiamare intelligenza- e la quantificazione, il desiderio di appiccicare numeri alle cose. Se è comprensibile entro una certa misura- cose e numeri sono facili da comprendere a colpo d’occhio- Gould avverte che questo ha portato a cattive pratiche scientifiche e risultati negativi in passato, e minaccia di condurci a una comprensione inadeguata dell’intelligenza, perdendo di vista complessità e sfumature. Tutto ciò preoccupa ben poco l’amante della logica, che non desidera realmente comprendere, ma continuare ad usare le sue parole magiche preferite, come scudo contro le critiche e arma contro lx altrx. 

Un buon esempio contemporaneo dell’incantesimo della logica si può trovare nella carriera di Ben Shapiro

Shapiro, un popolare esperto conservatore con mezzo milione di iscrizioni al suo canale youtube e 1,86 milioni di followers su twitter, è noto per il suo mantra “ai fatti non importa delle vostre emozioni”. Youtube è pieno di video con titoli come “il brillante Ben shapiro distrugge un’universitaria femminista con la logica e l’intelligenza. (La frequenza del termine “distruggere” è interessante- se distruggi qualcosa, non ti darà più fastidio e non te ne dovrai preoccupare più. Uhm.) Un profilo sul New York Times ha chiamato Shapiro “affascinante giovane filosofo”. Le aree più di destra di internet sono piene di ammirazione per quanto Shapiro sia incredibilmente logico. 

Questa è una testimonianza del potere dell’etichettamento, perché guardando più da vicino, Shapiro non è per nulla una persona logica. In Questioni di attualità Nathan Robinson ha esposto in una lunga nota come le certe abilità da giurista di Shapiro stiano nel fatto che metà delle volte in cui prende parola, usi insulti invece che argomenti, mentre nell’altra metà, gli argomenti siano solitamente fallaci (se supporti una maggiore tassazione per le corporazioni, “perché non portare le tasse al 100%”?) e/o basati su presupposti pesantemente ideologici ed emotivi. Shapiro ritiene che genitori omosessuali non dovrebbero poter adottare perché “un uomo e una donna possono crescere meglio unx figlix piuttosto che due uomini o due donne”, affidandosi a un vecchio luogo comune reazionario piuttosto che alla maggior parte delle evidenze che mostrano come bambinx adottatx da coppie dello stesso genere godano dello stesso benessere di quellx adottatx da coppie di generi differenti. Insiste nel riferisti alle persone trans con il genere sbagliato perché crede che i pronomi dovrebbero basarsi sui cromosomi, una posizione che susciterebbe ilarità sia in una stanza di medicx sia di linguistx. La sua posizione sulle azioni illegali del governo Israeliano, come illustra Robinson nella sua nota, sembra essere interamente basata su una combinazione di convinzioni religiose personali e un insistere che la popolazione civile della Palestina Araba sia “malvagia” (una posizione che l’ha portato a supportare la pulizia etnica nei territori occupati).

Niente di tutto ciò mi sembra logico. Sembra che una persona con grossi pregiudizi personali insista nell’aggrapparcisi come un bambino potrebbe aggrapparsi al suo peluche- ostinatamente e con un’espressione ridicolmente corrucciata che ti fa venire voglia di fargli il solletico. 

“E nonostante ciò il marchio resiste” come direbbe @dril.

Secondo i suoi seguaci e anche molte persone che potrebbero evitare di supportarlo, Ben Shapiro ama i fatti. Perché? Beh, perché dice di amare i fatti. Non basa le sue affermazioni su sentimenti, e lo sappiamo perché ce lo dice lui stesso. (Certo, per poterlo affermare come se fosse qualcosa di positivo bisogna avere la convinzione che i sentimenti siano inerentemente negativi e irrilevanti in una discussione politica, cosa non necessariamente vera. Ma parlare di questo richiederebbe una conoscenza approfondita dell’epistemologia e della filosofia politica, cosa che va oltre lo scopo di questo articolo. Basta con questi deliri sul significato della conoscenza, per favore. Solo fatti, signora.) Insistendo su questa interpretazione del suo personaggio, sostenuto dal supporto idolatra dei suoi leali seguaci e dai titoli sarcastici dei suoi video clickbait, Shapiro punta ad incarnare l’immagine dell’Uomo Razionale. Ripeti le parole magiche un numero sufficiente di volte e l’incantesimo farà effetto sul tuo pubblico.

Onestamente, anche se non sono un uomo, questa è una tendenza che comprendo. Le persone vogliono sentirsi intelligenti. Chiamare le proprie opinioni e sentimenti razionali, in opposizione alle irrazionali opinioni e sentimenti altrui, è una scorciatoia verso un’autostima più alta. E sicuramente questa non è una tendenza esclusiva agli ambienti reazionari; credo che tuttx noi possiamo esserne vittime a volte. La chiave è riconoscere il fenomeno per ciò che è- niente più che un errore cognitivo che dobbiamo superare, per poter capire chiaramente come abbiamo assunto un certo punto di vista, e se davvero quest’ultimo sia valido. Questo è importante per chiunque abbia avuto una recente conversione, che si tratti del Dark Web intellettuale, di comunismo o di crossfit. Non dobbiamo confondere la nostra immaginaria trasformazione da Persona Normale a Magx Onnisciente con la realtà.

Questo è il mio tentativo di spezzare l’incantesimo, suppongo. Ripetete con me: chiamare qualcosa logica non la rende tale. Chiamare qualcosa razionale non la rende tale. Le opinioni prese da uomini su Youtube non sono fatti. Arrabbiarsi con filosofx che non avete letto non è usare la ragione. Insultare la propria partner perché mette in discussione il vostro improvviso cambiamento di vedute politiche non è logico. Per un gruppo di persone che dichiara di odiare la supposta ridefinizione delle parole in ambito razzismo e sessismo; per un gruppo di persone che sono infuriate con la tendenza postmoderna ad affermare che niente può significare qualsiasi cosa (o quantomeno questo è un aspetto del postmodernismo che sembrano aver estrapolato dai loro thread preferiti su reddit), i giovani nuovi reazionari sono particolarmente negligenti per quanto riguarda l’uso corretto di certe parole quando sembra che diano credibilità e forza alle loro opinioni.    

Ripetendo le parole magiche, evitano di doversi confrontare con un fatto raccapricciante, che potrebbe davvero ferire i loro sentimenti: che loro stessi sono soltanto persone con un computer e un’opinione, che stanno parlando con altre persone con computers e opinioni. Non so cosa il futuro riservi a questi uomini, ma vorrei che smettessero di giocare con le loro bacchette magiche.

(*) https://theoutline.com/post/7083/the-magical-thinking-of-guys-who-love-logic?fbclid=IwAR0zwcFq52iLcguqRjf0GK0d5LZ416oszwNYfJ3MBBIyF5x7O2Hgl14yC4I

383. StopCasteller: 18 ottobre a Trento in alleanza con gli orsi

Qui a seguito il comunicato di Assemblea Antispecista:

 

https://www.2343ec78a04c6ea9d80806345d31fd78-gdprlock/100123491870410/posts/104668324749260/

#STOPCASTELLER - SMONTIAMO LA GABBIA. MANIFESTAZIONE NAZIONALE A TRENTO IL 18 OTTOBRE Fra il 1999 e il 2002 viene realizzato in provincia di Trento il Progetto Life Ursus finanziato dall’Unione...
www.2343ec78a04c6ea9d80806345d31fd78-gdprlock

 

#STOPCASTELLER - SMONTIAMO LA GABBIA. MANIFESTAZIONE NAZIONALE A TRENTO IL 18 OTTOBRE

 

Fra il 1999 e il 2002 viene realizzato in provincia di Trento il Progetto Life Ursus finanziato dall’Unione Europea, con finalità di ripopolamento degli orsi bruni, all’epoca sostanzialmente estinti nell’arco alpino. Evidentemente, qualche ors* nei boschi fa bene al turismo e alle casse provinciali, deve aver pensato qualcuno. Ma bastano pochi anni e ci si rende conto che la presenza dell’orso Yoghi non è compatibile con un modello di turismo consumista e invasivo, nel contesto di un territorio in realtà ampiamente antropizzato. Il risultato 20 anni dopo: 34 ors* “indisciplinati* scompars*, uccis*, imprigionat*. Tra loro gli orsi (chiamati dalle autorità) M49 e M57 e l’orsa DJ3, attualmente detenut* nella struttura/prigione del Casteller, la cui gestione è - con macabra ironia - affidata all’Associazione dei Cacciatori Trentini. M49 evade clamorosamente, superando e forzando barriere e recinzioni apparentemente invalicabili, nella notte del 15 luglio 2019 (neanche un’ora dopo esser stato catturato a causa delle numerose denunce di danni da parte degli allevatori della zona) e fugge nuovamente il 27 luglio 2020, per poi venire nuovamente catturato poche settimane fa. Suoi compagni di prigionia DJ3 (figlia di Daniza, probabilmente l’orsa più tristemente nota nella mala gestione della provincia di Trento) reclusa da ben 9 anni (metà della sua vita) ed M57, riuscito a trascorrere solo due anni della sua vita in libertà prima di essere imprigionato (la vita media di un orso in natura è fra i 30 e i 35 anni). 

È notizia di questi giorni che le condizioni psico-fisiche dei tre plantigradi sono state definite “inaccettabili” persino dagli organi di controllo istituzionali che, come da copione, propongono per voce delle associazioni veterinarie la costituzione di “comitati etici” per ripulirsi la faccia con la solita favola del “benessere animale”. 

La classe politica che ha governato il Trentino ha più volte dimostrato tutti i limiti e l’ipocrisia di un’impostazione antropocentrica rispetto alla convivenza con gli altri animali. Ovviamente le cose non sono né cambiate né migliorate dall’insediamento della nuova giunta leghista (sì, proprio loro: i machisti dei banchetti a base di carne d'orso). 

I milioni di euro che per il Progetto Life Ursus la Provincia ha ricevuto dall’Europa andavano spesi molto diversamente: progetti di educazione nelle scuole, formazione mirata agli operatori turistici, sensibilizzazione e informazione a tappeto a residenti e turisti, nell’ottica di una convivenza pacifica e rispettosa. E invece? E invece gli/le ors* sono stat* pres*, piazzat* sul territorio, tolt* dal territorio, uccis*, imprigionat*, mostrat*, nascost*, a seconda delle esigenze del potere.

Ma in conseguenza di quali colpe è stato deciso che la coercizione fisica di questi animali fosse necessaria? Il fatto è che gli animali selvatici hanno la pessima abitudine di comportarsi da tali. Non sono peluche, non sono gli animali depressi e tristi che vediamo negli zoo, resi inoffensivi dalla rassegnazione e dalle sbarre. Sono ors* che, come tutti gli individui, vogliono “solo” vivere liber*, scegliere cosa mangiare, dove andare, cosa esplorare, come giocare, oziare, odorare; e che, come chiunque altr*, se si sentono infastidit* o minacciat* reagiscono e si difendono. Ors* che fanno gli ors*, insomma.

Come gli esseri umani da sempre hanno resistito alle oppressioni e alle discriminazioni, anche tutti gli animali non umani mal sopportano prigionia e sfruttamento, aggrediscono per difendersi e provano a fuggire, talvolta con successo. È ora di aprire gli occhi, di comprendere che gli animali non umani sono l’avanguardia del movimento di liberazione animale. È ora di smettere di pensare che gli altri animali siano creature senza voce, per le quali è necessario usare la nostra. La voce è espressione di potere e descrivere gli animali come privi di essa toglie potere alle loro esperienze di ribellione. Oltre la narrazione tossica dell’animalismo “classico”, che vede gli altri animali come inermi che solo degli umani illuminati possono adoperarsi a salvare, esiste una consistente storia di ribelli e di ribellione ancora tutta da raccontare, di fronte alla quale il posizionamento degli individui umani non può che considerarsi come mera solidarietà. Riconosciamo la capacità degli animali di sottrarsi allo sfruttamento umano come una forza socialmente non trascurabile, una forza in grado di muovere le energie di associazioni, singole persone, gruppi locali verso una solidarietà che può essere definita senza dubbio politica. Una solidarietà attiva che si esprime nella consapevolezza di condurre lotte comuni tra sfruttat*, indipendentemente dalla specie di appartenenza. Aprendoci alla possibilità di adozione di un inedito sguardo decoloniale, scegliamo di dismettere il nostro privilegio di specie per metterlo al servizio della resistenza animale.

Nell’operato della Giunta Fugatti in questo particolare frangente, riconosciamo con evidenza le stesse politiche repressive nei confronti di tutti quei corpi indecorosi ed eccedenti, che varcano confini ed esprimono volontà di autodeterminazione, che mille volte abbiamo visto all’opera nei più disparati contesti di resistenza. Da sempre solidali con la lotta di chi viola i confini per riprendersi la libertà, ci schieriamo senza esitazioni dalla parte degli/le ors* ribelli. 

Nella persecuzione ai danni degli/lle ors* nella nostra piccola, periferica provincia non possiamo non individuare la comune matrice della più grande e cieca persecuzione ai danni di tutte le forme di vita terrestri che sta determinando a livello planetario la catastrofe climatica ormai alle porte. Per questa ragione, nella decisione di schierarci al fianco di questi corpi resistenti, facciamo appello per allargare la mobilitazione a tutte le soggettività ed i collettivi impegnati nelle lotte ecotransfemministe, antirazziste, antifasciste e per la giustizia climatica, a tutt* coloro che credono che la mobilitazione contro la guerra totale al vivente attualmente in corso da parte del sistema capitalista vada fermata non tanto - per dirla con un’altra narrazione tossica - per “salvare il pianeta”, ma per provare a garantire alla nostra specie e a tutte le altre (animali e vegetali) la possibilità di continuare ad abitare la Terra. Crediamo fermamente che solo l’intersezione di tutte queste lotte possa ambire a scardinare il paradigma del capitalismo antropocentrico che ci ha già condotti dentro la sesta estinzione di massa. Un sistema rapace che attraverso un meccanismo distopico e perfetto distrugge e strappa territori ad animali ed umani, capitalizzando ogni respiro. E che avvelena anche il linguaggio ed il pensiero, relegando nella dimensione dell’irrilevanza e del silenzio, minorizzandole, tutte quelle identità che si discostano dal paradigma proprietario dell’antropocentrismo colonialista maschio e bianco. Noi non ci stiamo, e ci batteremo perché i prossimi mesi ed anni vedano l’attraversamento delle piazze da parte di una nuova ondata di ribellione globale generalizzata. Iniziamo da qui. Restituiamo agli/le ors* i boschi e le montagne in cui sono nati/e liber*. 

 

Dalla parte della resistenza animale. Domenica 18 ottobre smontiamo la gabbia.

 

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